La quarantena dei cristiani

In questi giorni, in cui la parola quarantena è usata e abusata, inizia un periodo di riflessione e digiuno per milioni di cristiani nel mondo. Inizia la quaresima, il quarantesimo giorno prima di Pasqua, che ci riporta all’essenzialità della vita e alle domande scomode che essa pone.

Mi sono entrate dentro le parole del profeta Isaia, vissuto nel 750 a.C., che il sacerdote oggi, mercoledì delle Ceneri, ci ha ricordato:

“Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?” (Isaia 58:6-11)

Queste parole risuonano attualissime, scritte per noi, donne e uomini del XXI secolo, che ancora ci soffermiamo nella palude delle nostre comodità e non affrontiamo il guado che ci separa dal fratello. Esse non ci invitano al ritiro dal mondo, all’isolamento della quarantena dei tanti virus che ci circondano ma piuttosto ad agire, a metterci al servizio, a non piangerci addosso e andare oltre il nostro sguardo miope.

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