Voglio raccontarvi un piccolo fatto che mi è successo ieri sera sulla metro. Una ragazza chiedeva qualche spicciolo. Le chiedo se è italiana, giusto per instaurare un minimo di rapporto. Lei mi risponde di sì, con l’espressione di chi ha diritto a ricevere qualcosa in quanto connazionale. Le rispondo che anche se non fosse stata italiana le avrei dato ugualmente qualcosa. Sgancio qualche spicciolo e lei va via.
Una signora, seduta di fronte a me, con l’aria compassionevole, mi dice che la ragazza fa questo lavoro da qualche anno. Insomma, mi ha fregato. Le rispondo che non mi interessa che cosa fa lei per vivere e, voltando lo sguardo, mi accorgo che un ragazzo africano apre il suo portafoglio e anche lui le da qualcosa. Resto sorpresa e grata di quel gesto. E mi viene in mente subito il mio amico Giordani che scriveva – e questo pensiero mi riaffiora sempre quando mi incontro con qualcuno in difficoltà:
“Molti inquisiscono prima di dare uno spicciolo: vogliono le generalità e le particolarità dei beneficiandi: paese, vita, condotta, mestiere, salute; si preoccupano di scoprire se non vi sia simulazione; e questo processo inquisitivo lo fanno soprattutto quando quei disgraziati, d’inverno, attendono nella neve e rispondono ai quesiti stando coi piedi sul ghiaccio[1]“.
La compassione: che non smetta mai di battere nel mio cuore.
[1] Perle di Igino Giordani, p. 70.