Ringrazia gli elettori col rosario in mano e baciando il crocifisso il leader che ha vinto le ultime elezioni europee. In nessun paese del mondo abbiamo mai assistito a questa ostentazione. Ma la fede è ben altra cosa che quella di esibire continuamente un rosario e invocare l’aiuto del cielo. Santa Teresa d’Avila scriveva: “Mi promise che avrebbe esaudita ogni mia preghiera, perché sapeva che non gli avrei chiesto se non cose conformi alla sua gloria“. E il buon senso ci dice che la vittoria di un partito non è qualcosa di “conforme alla Sua gloria”.
Ma ci cascano molto fedeli che pensano, come il leader politico, che la fede sia come il jukebox: a domanda si inserisce una moneta e scatta la tua canzone preferita. Chiedo una grazia, inserisco una moneta ed ecco si avvera il miracolo, in questo caso un primo posto nella competizione elettorale. L’esibizione della richiesta di grazia e di relativo ringraziamento davanti a milioni di spettatori è davvero pura e semplice demagogia e strumentalizzazione della fede. Si carpisce la fiducia dell’elettorato, che sorride ingenuamente alle boutades semiserie del leader in questione, donando loro il colpo di grazia con effetto finale: vi dimostro la mia fede brandendo un simbolo religioso, un rosatio, un vangelo, compiendo atti che solitamente avvengono in privato, come quello di baciare un crocifisso.
Non si ostenta la propria fede. Un politico che si professa cristiano lotta per gli ultimi, per i diseredati, gli orfani e le vedove di questo secolo. Altrimenti la sua professione di fede diventa eresia, cioè separazione, divisione, interpretazione personalistica della Parola di Dio a proprio uso e consumo. E la fede non si consuma, si mette in pratica testimoniando l’Amore di Cristo per gli uomini, attraverso gesti concreti, spesso nascosti.