Risate. Quelle del pubblico del Circo Massimo di sabato 20 ottobre. Risate, quelle di coloro che continuano a credere nella politica degli insulti. Si è perso il politically correct, hanno perso la dignità quanti continuano a urlare contro una parte di persone che non la pensano come loro.
C’è purtroppo qualcuno che lo difende, il personaggio: scherzava, bisogna leggere tra le righe, il suo discorso era interessante ma forse era eccessivo nei toni, il contenuto era buono, ma lo conosciamo… . E’ per questo che bisogna intraprendere una battaglia seria contro questo rigurgito xenofobo e fascista, argomento che non ha mai affrontato, nè lui nè i suoi parlamentari.
Molto bello l’articolo di Massimo Toschidi cui cito una parte: “La violenza del nostro linguaggio nasce dalla sua povertà e dalla nostra ignoranza. Una povertà di sguardo, per cui non si riconoscono le persone disabili nel loro patire. È necessario un nuovo sguardo per incontrare le persone disabili nella loro bellezza”. Lo scorso giugno ho pubblicato un post “Le parole sono pietre”: entravano prepotentemente in scena alcune parole (pacchia, crociera, taxi del mare, ecc…).
Le parole sono importanti, sono il contenuto, non soltanto il vestito di quello che penso. Le parole non sono pura descrizione di uno stato d’animo, di un pensiero, ma costituiscono entità creative che arrivano a generare una realtà, come uno scultore che trasforma la materia in una statua. Le parole hanno un loro valore intrinseco, forte e preciso. Pensiamoci prima di denigrare, prendere in giro… .
Le parole siamo noi e dobbiamo farcene una ragione. Indifendibile che le usa per far breccia offendendo gli altri. A meno che non cheda scusa.