Lo sconcerto di Erode e la nostalgia dei Magi

Due atteggiamenti che ancora oggi ritornano nel cuore di ciascuno di noi. Due reazioni contrapposte davanti l’irrompere della novità. I Magi hanno visto la stella perché erano in cammino. La tentazione di tutti noi è invece quella di accomodarsi, di non saper aspettare, di non voler cercare, di vivere una vita comoda. La figura di Erode è senz’altro simbolica, ma altrettanto reale: rappresenta colui che prova sconcerto e disorientamento dinnanzi a qualcosa che potrebbe provocare dei cambiamenti nella propria vita. La reazione del tetrarca, uomo diffidente e crudele, è quella di chi teme la perdita del potere faticosamente conquistato grazie a complotti e cospirazioni, e non riesce a cogliere una nuova opportunità nel cambiamento, chiudendosi nella cerchia delle sue verità e sicurezze: ha paura.

Bisogna ogni tanto scavare dentro di sè per poter scorgere le nostre paure e nello stesso tempo una certa nostalgia di una umanità che sarebbe tanto diversa se vivessimo da fratelli. Chi non ha mai provato questo desiderio? Ma la nostalgia non basta, bisogna arrivare ad avere “la nostalgia di Dio” e ce  lo ricorda Papa Francesco:

«La nostalgia di Dio è l’atteggiamento che rompe i noiosi conformismi e spinge ad impegnarci per quel cambiamento a cui aneliamo e di cui abbiamo bisogno. La nostalgia di Dio ha le sue radici nel passato ma non si ferma lì: va in cerca del futuro. (…) Il credente “nostalgioso” spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, come i magi, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il suo Signore. Va in periferia, in frontiera, nei luoghi non evangelizzati, per potersi incontrare col suo Signore».

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