Il motore segreto del consumismo

In questi giorni si continua a parlare di obsolescenza programmata. La Apple, la più grande azienda di telefonia mobile e computer, viene nuovamente accusata, questa volta dall’associazione ‘Halte à l’obsolescence programmée’ (Hop) – Ferma l’obsolescenza programmata – di aver ridotto volontariamente le prestazioni dei suoi cellulari attraverso il sistema di aggiornamento. La Apple nega le accuse promettendo nuove soluzioni che possano aiutare i vecchi I-Phones a non morire improvvisamente.

Tutti quanti, penso, abbiamo fatto l’esperienza di un elettrodomestico, un giocattolo, un apparecchio che a un certo punto decide di morire. Non è un caso. Si tratta di una vera e  .  propria strategia che definisce il limite della durata di un prodotto.

Iniziamo la storia dell’obsolescenza programmata con la scoperta di alcuni ingegneri statunitensi che negli anni ’20 riescono a far durare le lampadine praticamente in eterno. L’industria, però, si rende subito conto che il mercato così non funziona perché avviene ovviamente un crollo nelle vendite. Interviene il Cartello Phoebus, una lobby dei principali produttori di lampadine e si trova subito il rimedio: gli stessi ingegneri vengono obbligati a dare una scadenza ai prodotti (max 1000 accensioni) in modo che si continui a comprare, vendere, usare e gettare. Persino  un’azienda chimica, la DuPont che crea una nuova fibra, il nylon, qualche anno dopo incarica i propri ingegneri a indebolire la fibra stabilendone la durata, la morte, spesso subitanea. Sono testimoni i nostri collant e gambaletti che possono essere usati soltanto un paio di volte.

Sta lì il nocciolo della questione: aumentare le vendite dei prodotti che usiamo quotidianamente, apparecchi televisivielettrodomestici, telefonia, batterie, stampanti, automobili per sostenere il mercato, altrimenti la disoccupazione infierisce, si chiosa.

Una grave conseguenza di questo consumismo sfrenato è il fatto che i nostri prodotti obsoleti e tossici vengono venduti ed esportati soprattutto in Africa, alimentando un vero e proprio mercato illegale che procura ingenti guadagni a organizzazioni criminali. Quindi, dall’Africa traiamo le risorse prime (pensiamo al materiale per gli smart phones a motivo del quale ci sono guerre in corso) e rimandiamo in compenso i rifiuti tecnologici tossici.

Movimenti ecologisti e ambientalisti stanno portando una dura lotta contro questa pratica,  il Parlamento Europeo ha varato una legge per contrastare l’obsolescenza programmata. E’ altrettanto importante portare avanti azioni culturali, dovrebbe avvenire una vera e propria rivoluzione, quella che molti oggi chiamano decrescita.  A noi sta la responsabilità del riciclo dei prodotti, la riparazione e l’uso anche di apparecchi che sembrano obsoleti e passati di moda. La terra ringrazia.

Ecco un video molto interessante.

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