“Vediamo Gesù…”

Molti intellettuali, teologi, esimi cardinali e quant’altri, compiono delle analisi testuali puntuali ai discorsi di Francesco: tutto per sminuire e criticare il suo pontificato. Anche oggi, cercando il testo della breve omelia nel giorno di Natale, sono incappata in una feroce critica di uno scrittore, un intellettuale che non perde tempo a scrivere su giornali quotidiani – di bassa tiratura ormai ma di grande prestigio (come si fa a mettere insieme le due cose non si sa) – che analizza gli errori storici contenuti nell’omelia della notte di Natale e delle “fissazioni” che questo Papa ha con la questione dei migranti. Quindi, per lui, Francesco fa soltanto della propaganda politica, per un suo tornaconto (che non si capisce quale sia).Francesco nell’omelia della Vigilia di Natale ha detto (cito testualmente): “Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra. In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente.” I Vangeli narrano che la Sacra Famiglia dovette rifugiarsi in Egitto a causa della persecuzione del tiranno. Quindi è realistico il fatto che la sacra famiglia sia dovuta scappare per sopravvivere.

Prima della benedizione “Urbi et orbi” del giorno di Natale, Papa Francesco ha ribadito il significato, oggi, del Natale, aprendo a una visione apparentemente geopolitica ma che richiama tutta quella realtà nella quale si trovano a vivere i bambini nel mondo oggi.

“Vediamo Gesù”, inizia ciascun paragrafo dell’omelia. Invito per tutti, dunque, ad aprire gli occhi e soprattutto il cuore. Per i critici del pontificato di Francesco: che si rassegnino alle parole ma soprattutto ai fatti che il successore di Pietro oggi compie. La strada della comunità ecclesiale è tutta in salita davvero, ma la meta, quella di ritrovarsi in una comunione autentica e più profonda, da fratelli, è affascinante. Grazie Papa Francesco.

 

Ecco una parte del testo dell’omelia del giorno di Natale:

“Vediamo Gesù nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi. In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende.

Vediamo Gesù nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni. Possa l’amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa. Vediamo Gesù nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni, e nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie.

Vediamo Gesù nei bambini dell’Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria.

Vediamo Gesù nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell’interesse del mondo intero. A Gesù Bambino affidiamo il Venezuela perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l’amato popolo venezuelano. Vediamo Gesù nei bambini che, insieme alle loro famiglie, patiscono le violenze del conflitto in Ucraina e le sue gravi ripercussioni umanitarie e preghiamo perché il Signore conceda al più presto la pace a quel caro Paese.

Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli.

Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia. Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguat

amente tutelata. Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto e la fatica di non avere un luogo dove poter poggiare il capo. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme.”

 

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