Oggi cadeva un muro

9 novembre 1989 venne abbattuto un muro. A Berlino. Era un fatto allora inimmaginabile, la festa che scoppiò nella città era un’esplosione di gioia, di riconoscenza a quanti erano morti per la libertà, di consapevolezza per aver potuto finalmente riconquistare la propria vita.
Non era un muro come tanti altri. Era il muro della vergogna, come tanti altri muri che oggi l’uomo continua a costruire in altre città, muri che dividono famiglie, uomini e donne, impoveriscono questa umanità e ammazzano la pace ogni giorno.
Chi ci guadagna? La macchina della guerra che si nutre dei popoli, seminando morte, povertà, miseria, disperazione.

Tra Berlino Ovest e Berlino Est la frontiera era fortificata da due muri paralleli di cemento armato, separati da una cosiddetta “striscia della morte” larga alcune decine di metri. Durante questi anni, in accordo con i dati ufficiali, furono uccise dalla polizia di frontiera della DDR (Germania dell’Est) almeno 133 persone mentre cercavano di superare il muro verso Berlino Ovest. Alcuni studiosi sostengono che furono più di 200 le persone uccise mentre cercavano di raggiungere Berlino Ovest o catturate ed in seguito assassinate.”

Li ho visti questi muri, in Palestina e a Berlino, ma c’è un elenco infinito di questi muri: tra Israele e Palestina, Messico e Usa, Corea tra Nord e Sud, Cipro, Belfast, Ceuta e Melilla in Marocco, Kashmir, Ungheria, Grecia e Bulgaria. Lo stesso Mar Mediterraneo in fondo non è diventato che un muro. E così avanti. Il muro naturalmente rappresenta anche una metafora del limite umano, di un ostacolo che si frappone nei rapporti personali, che ci difende dalle persone che riteniamo possano essere un pericolo per noi, può essere il nostro passato o la paura del futuro.

E un’angoscia mi prende: quando questa umanità imparerà a vivere da fratelli? Ma non posso che ricominciare ogni giorno e continuare a crederci, incominciando ad abbattere i piccoli muri che mi stanno intorno. E’ forse una goccia ma “se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto” (Padre Pino Puglisi).

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