«Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi
i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare.»(I Pastori, Gabriele D’Annunzio)
|
E’ tempo di transumanza, la migrazione stagionale delle mandrie, greggi che si spostano dai pascoli della montagna al mare e dopo alcuni mesi ritornano al pascolo montano. Qualcuno mi ha detto che il titolo di questo blog è “bucolico”.
In effetti, la scelta del titolo, “Che ne sai tu di un campo di grano”, è forse un attaccamento personale alla natura. In fondo mi piacciono i collegamenti della natura con la vita degli esseri umani, con la nostra vita sociale, è una lezione che madre natura impartisce quotidianamente. I campi di grano stanno diventando veramente un’ossessione per me, li trovo dappertutto, forse perché il grano che cresce nei campi è davvero il principio di ogni cosa, è fonte di vita e come diceva Van Gogh, “non siamo grano in larga parte?”. E questo post parte dai campi di grano.

Questo fenomeno, la transumanza, avviene anche per gli uomini, specialmente quando si sente odore di inverno, di brutto tempo e ci si sposta per proteggersi. In modo particolare, in questi giorni, ma anche alla vigilia di significativi appuntamenti elettorali, politici e compagnia annessa decidono di cambiare aria, per recarsi, appunto al “mare”. In Sicilia, ma anche nel resto del Paese, che ama la transumanza facendola assurgere a valore di libertà e indipendenza, sta avvenendo questo allegro fenomeno, cioè alcuni candidati alle prossime elezioni regionali, già in verità consiglieri regionali (in Sicilia hanno lo status di deputato, tutto meritato) hanno deciso di candidarsi in altre compagini politiche, soprattutto dopo la rivelazione dei dati di un sondaggio che indica avanti il centrodestra seguito da M5s e la sinistra, quella proprio di sinistra. Insomma, un fuggi fuggi generale dai partiti di appartenenza. Le motivazioni sono tutte “politiche” ed è per questo che per fare politica occorre grande fantasia.
In Sicilia, come nel resto del Paese, le elezioni regionali e non solo, rappresentano un vero e proprio concorso, forniscono posti di lavoro fissi ben remunerati (le eterne ricandidature lo dimostrano, che passano da padre in figlio, da padrino a figlioccio); è un potere che solo lo status di deputato regionale ti può dare. Certamente occorre un grande, grandissimo consenso e queste persone lo sanno bene perché raccolgono decine di migliaia di voti come se niente fosse. Ma come fanno? E questa è una bella domanda. Difficile e complicata la risposta. La “Sicilia ai siciliani”, o una cosa del genere: immaginate una specie di “il Veneto ai veneti o l’Emilia agli emiliani”…, recitano tanti cartelloni in questi giorni intrisi di demagogia. Non siamo ancora cresciuti per meritarci l’autonomia di regione a statuto speciale. Chi può, faccia un’attenta e precisa analisi del guadagno che abbiamo avuto con l’autonomia. Siamo il fanalino di coda del Paese: istruzione, posti di lavoro, occupazione, collegamenti con il “continente”, ferrovie, strade, viadotti, paesaggio, foreste e boschi. La vera transumanza sta avvenendo nel popolo siciliano che continua ad emigrare, nei giovani che sono alla ricerca di un lavoro… Peccato, perché è una transumanza a senso unico. Non si torna più indietro.