In che “razza” di Paese viviamo?

Digitando sul motore di ricerca la parola poliziotto, viene fuori, come prima immagine, quella dell’agente che cerca di consolare la donna eritrea durante la manifestazione per lo sgombero di un immobile a Roma. Questa foto sta  facendo il giro del mondo. Perché, mi sono chiesta. Questa goccia di umanità ha fatto bene a tutti, in questi mesi durante i quali assistiamo a delle vicende veramente senza precedenti.  In un’intervista al Corriere l’agente, padre di due ragazzi di 13 e 16 anni, afferma che voleva rassicurare la donna, che avrebbe trovato un posto dove stare. Altri colleghi hanno fatto lo stesso, ha dichiarato.
I Tg riportano, direi  in maniera quasi ossessiva, dichiarazioni  di persone che non accettano la presenza dei rifugiati, compiendo atti direi quasi ridicoli, come quelli di sbarrare l’accesso a una struttura di accoglienza con delle balle di fieno, o tagliare le gomme delle bici che usano i ragazzi rifugiati.
Ma mi chiedo: in che “razza” di Paese mi trovo a vivere?  Non è dovunque così per fortuna. Riporto la bella testimonianza di alcuni cittadini di Castell’Umberto in provincia di Messina (“Nei Nebrodi c’è un posto a tavola in più”) che hanno reagito alle posizioni del Sindaco del paese dimostrando accoglienza e amicizia.
La politica e i media non facciano sciacallaggio con i sentimenti delle persone: purtroppo, come sta avvenendo anche in Austria dove si voterà a breve, qualche partito continua a fare leva su paure e scontenti, preferendo una manciata di voti a una manciata di dignità in più.

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