Versicoli quasi ecologici…

Due poesie di Giorgio Caproni: Versicoli quasi ecologici e Senza esclamativi. Se si studiasse un po’ di più la letteratura contemporanea! Che ricchezza, che lezioni di vita! Vita vicino a noi, uomini che hanno respirato la storia che continuo a respirare io.

Farei davvero rivedere i programmi scolastici alla luce delle considerazioni scaturite dal fatto che questo poeta è sconosciuto alla maggior parte degli studenti (e dei professori) o che la sua poesia era troppo facile, “quasi a livello di terza media”. Che tristezza. Donare tutta la luce e la fatica di chi scrive è un’impresa immane ma è esattamente tutto nostro il compito di trasmettere questo sforzo.
“Versicoli quasi ecologici”
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

 Senza esclamativi

 Com’è alto il dolore. L’amore, com’è bestia.
Vuoto delle parole
che scavano nel vuoto vuoti
monumenti di vuoto. Vuoto
del grano che già raggiunse
(nel sole) l’altezza del cuore.

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