“Crusca”, nella lingua albanese parlata a Santa Cristina Gela (comune limitrofo a Piana degli Albanesi, provincia di Palermo) significa comare, cioè un’amica intima, con la quale c’è una certa intesa.
L’ho scoperto insieme ad una mia amica recandomi a comprare il pane in un negozietto del paesino.
E’ una tappa obbligata del percorso gastronomico della zona. Ci recavamo lì, e ci rechiamo ancora oggi, per prendere, oltre il pane “rimacinato”, anche le cosiddette “focacce”, pane senza mollica, che si possono “cunzari” (condire) con olio e acciughe, pomodoro, prosciutto e quant’altro.
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Santa Cristina Gela |
Avendo venduto tutte le focacce e anche il gustosissimo pane casareccio, guardandoci ci ha rassicurate che sarebbe andata dalla “crusca” a farsi dare un po’ di pane per noi. Il cuore dei siciliani è grande! I nostri occhi erano molto espressivi, e penso anche i volti.
– Crusca?
Non capivamo se il pane che poteva darci era di crusca…
– No, no, vado dalla “crusca”, mia commare.
– Ah, quindi commare si dice “crusca” in lingua albanese?
– Sì, certo, da non confondere con la commare di San Giovanni…
– Commare di San Giovanni?
– Sì, cioè quella che tiene a battesimo, la madrina.
Appunto, perché San Giovanni è il Battista, cioè chi ha battezzato Gesù. Proprio ignoranti in materia.
Che poi in Sicilia tutti sono “cummari e cumpari”. Salutare una persona con l’appellativo di “cummari o cumpari” indica grande sintonia, complicità, familiarità e amicizia.
Ci siamo guardate con la mia amica e da quel giorno ci siamo chiamate “crusche”.
Una piccola lezione di amicizia, linguistica e teologia, in quella breve puntata per comprare il pane…!